Il diritto al cappotto da orsetto peloso

Qualche giorno fa ho letto su Twitter l’ordine perentorio di una tipa, una delle solite sconosciute bullette da tastiera che avvelenano il web: se sei chiatta non devi metterti un teddy coat. Capito?? Non sono intervenuta perché aveva già ricevuto dei sonori scappellotti virtuali e dopo qualche tentativo di giustificazione (il pellicciotto ingrossa le magre, figuriamoci quelle in sovrappeso!) ha cancellato il tweet, però questo imperativo categorico alla Carla Gozzi mi ha fatto riflettere. Perché io, di questi cappotti da orsetto, ne ho una collezione.

Forse non lo so che i teddy coat e tutti i cappotti pelosi che tanto mi piacciono ingoffano e ingrossano? Certo che lo so. Ma so anche che vestirmi in modo da sembrare più magra non è sempre il primo obiettivo che voglio perseguire. Sì, di norma voglio “valorizzarmi” e presentarmi al mio meglio, ma questo deve per forza coincidere col sembrare più magra? La “magrezza”  è sempre e comunque il fine ultimo di ogni sforzo che dobbiamo fare per essere vestite bene?

Per me “presentarmi al meglio” significa in primis vestirmi in modo da esprimere la mia personalità, e il mio stile personale afferma lo spazio che voglio prendermi nel mondo. Sono molto più me stessa avvolta nel mio bozzolo peloso che “valorizzata” da un cappottino monopetto dritto e smilzo che segue tutte le regole della consulenza d’immagine.

Quindi eccomi qua con l’ultimo orsetto di casa, morbido, peloso e, se non bastasse, di un bellissimo verde!

Cappotto effetto peluche senza brand, trovato in un negozietto a Venezia (Anni Ruggenti)

Sono molto curiosa: voi come scegliete di vestirvi? Come vi piace e vi sentite rappresentate o piuttosto con l’obiettivo di sembrare più slanciate?